Qualcuno forse lo avrà dimenticato, ma lui un ‘nero’ inquieto e violento lo era già stato in Romanzo Criminale, dove Michele Placido gli aveva affidato il ruolo dello spietato terrorista di estrema destra, “il Nero” appunto. Molto tempo prima il fascino da ‘cattivo ragazzo’ bello e tormentato gli era servito per diventare il teppistello diciannovenne Step che si innamora di Babi, ragazza modello della Roma bene in “Tre metri sopra il cielo” di Luca Lucini.
Ora dopo due anni di lavoro sul personaggio Riccardo Scamarcio torna a ricongiungersi con il suo lato più cupo ed è Pericle Il Nero, criminale al servizio di un boss della camorra che di mestiere ‘fa il culo alla gente’ nell’omonimo film di Stefano Mordini, liberamente ispirato al romanzo di Giuseppe Ferrandino.
Il film arriva in sala il 12 maggio con una settimana di anticipo rispetto al passaggio a Cannes in Un Certain Regard, unico italiano presente nelle selezione ufficiale del festival: “Quando abbiamo saputo che saremo stati a Cannes ho festeggiato per dieci giorni, è stato come vincere la Coppa del Mondo o la Champions League; essere in Un Certain Regard come unici italiani nella selezione ufficiale di uno dei festival più importanti al mondo, è il coronamento di un sogno e la ricompensa di tanti sforzi. Mi auguro che anche il pubblico faccia la stessa cosa”, commenta Scamarcio che qui è anche e soprattutto produttore insieme a Valeria Golino e a Viola Prestieri per la Buena Onda.
“Pericle il Nero” arriva direttamente da una sua idea e non l’ha mollata neanche per un momento, come lui stesso ci tiene più volte a ribadire: “Il lavoro più difficile è stato la produzione del film; l’ho seguita nei minimi dettagli”, fino ad arrivare ai fratelli Dardenne coinvolti nella co-produzione.
Un cammino lungo, quello che ha portato Pericle Scalzone dalla carta al grande schermo, se pensiamo che se ne parlava già nel 2004: il progetto avrebbe dovuto vedere Francesco Patierno alla regia e Pietro Taricone nei panni del protagonista, ma non se ne fece nulla. Difficile e tortuoso come del resto lo strano percorso del libro, che quando uscì nel 1993 rischiò di rimanere sugli scaffali delle nostre librerie: la critica e il pubblico lo ignorarono, almeno fino a quando due anni dopo l’editore francese Gallimard lo ripubblicò e il libro divenne il caso editoriale dell’anno. Fu allora che Adelphi lo rilanciò in Italia dandogli il successo che avrebbe meritato molto tempo prima.
Ed oggi Pericle ha il volto imbronciato di Scamarcio, che non esita a riconoscere quanto il suo impegno in produzione si sia rivelato poi una risorsa per la creazione del personaggio:“Il lavoro di produttore si è rivelato propedeutico a quello dell’attore; sono arrivato sul set che avevo già metabolizzato Pericle: quando mai un attore ha due anni di tempo per prepararsi? Lo abbiamo costruito giorno per giorno sul set insieme a Stefani. Nel libro è grasso e ha i capelli bianchi, noi invece abbiamo lavorato su una caratterizzazione estetica diversa, non senza difficoltà e qualche crisi iniziale; poi è venuta fuori questa pettinatura che ha nel film. Cinque giorni prima delle riprese camminavo per le vie di Liegi vestito e truccato come Pericle, mi accorsi che la gente cominciava a guardarmi e lì abbiamo capito che funzionava”.
Ad affascinarlo è stata la sua amoralità e insieme il suo paradosso:“Pericle è una specie di adolescente candido, ma nello stesso tempo è un reietto, un cretino agli occhi di tutti. Poi quando entri nella sua testa ti sorprendi a scoprire che è una persona con una sensibilità e un talento: mi colpiva questo paradosso – dice – Come personaggio pubblico sono un reietto della società anche io, perché chiunque può dire qualcosa di me, ma ho imparato a non ascoltare più le violazioni della mia vita e della mia persona. Perciò ho deciso di interpretare un personaggio che dice di fare “il culo alla gente”, per andare oltre il semplice meccanismo di giudizio imposto dall’alto e mettere in scena un personaggio che alla fine si rivela capace di amare”.