Centellina le parole, ammicca, schiva le risposte un po’ più pruriginose, ma soprattutto diventa la mira preferita di Russell Crowe che non smette di prenderlo in giro neanche per un secondo: “Per preparare questo personaggio ho guardato Ryan nel giovane Ercole!”, scherza.
Alla presentazione romana di “Nice Guys” di Shane Black,Ryan Gosling ci arriva così: in t-shirt e jeans, del tutto casual in compagnia dello scombinato compagno di set Russell Crowe, entrambi reduci dalle passerelle cannensi, dove il film in uscita il 1 giugno è stato presentato fuori concorso.
Insieme interpretano una scalcinata coppia di detective sulle orme delle storiche coppie comiche dei buddy movie e rivelano un’insospettabile vena comica anche se, come ci tiene a precisare Gosling: “Non ci siamo ispirati a nessuna coppia in particolare, perché i personaggi erano già fantastici e pronti sulla pagina. È stato tutto frutto e opera di Shane Black, è lui il vero maestro; la sfida è stato poterli abitare, individualmente sono personaggi unici”.
Si capisce che non amano i convenevoli, l’atmosfera è tutt’altro che ingessata, i due scombinati protagonisti distribuiscono sorrisi e continuano a calare una battuta dopo l’altra: ce ne vorranno parecchie per far passare in sordina l’ora di ritardo con cui si presentano. Ma a Ryan Gosling, le fan sono pronte a perdonare tutto. Soprattutto quando più tardi si verrà a sapere che l’ex ragazzino prodigio che si dimenava in acrobatici passi di danza nel programma della Disney ‘Il club di Topolino’, avrebbe trascorso la mattinata agli Studios di Cinecittà, tappa obbligata per uno che si professa “un appassionato di Fellini”. “Voglio respirare l’atmosfera”, avrebbe confessato durante il sopralluogo al Teatro 5 senza nascondere l’intenzione di poter girare proprio a Roma .
“La definizione di sexy mi piace, mi fa a sentire a mio agio”, risponde poi ironico a chi rispolvera l’etichetta di sex symbol che campeggia anche alle sue spalle in uno dei character poster del film.
Ma è chiaro che quell’etichetta gli sta davvero stretta e allora meglio parlare di cinema, in particolare di remake: “Non ho nessun problema con i sequel o i remake, dipende da come vengono realizzati. Amo i sequel, da ragazzino li adoravo perché quando ti innamori di un personaggio è bello poterlo andare a rivedere, rivisitare e guardare quel mondo evolversi. Oggi ci sono le serie tv ad esempio, come ‘I Soprano’, che ti permettono di seguire l’evoluzione dei personaggi e di andare più in profondità nella storia”.
“E ho sempre amato ‘Blade Runner’, il suo mondo e la sua storia”, continua. Già, perché ad attenderlo nel 2017 ci sarà il sequel di “Blade Runner” diretto da Denis Villeneuve, ma guai a rivelare qualcosa: “Cominceremo a girare molto presto, ma non posso dire niente altro, perché c’è un cecchino pronto a spararmi se aggiungo una parola di più!”.
Intanto il ragazzino canadese che ha fatto capitolare anche le più insensibili nel romanticissimo “Le pagine della nostra vita” e che con il glaciale pilota criminale di “Drive” ha saputo ipnotizzare critica e pubblico, si prepara a tornare alla regia dopo il debutto nel 2014 con “Lost River”: “Sto preparano due film”, rivela.
In “Nice Guys” lo vedremo alle prese con il suo lato più brillante e far ridere non gli dispiace affatto:“In realtà quello che spesso cerchiamo e speriamo di fare è di infilare qualcosa di comico e divertente anche nelle storie più drammatiche, e non capisco perché spesso nei film drammatici ci sia un’asportazione chirurgica delle parti comiche, in questo caso invece siamo riusciti a farlo. Lo strumento comico diventa un elemento disarmante nei confronti dei personaggi e del pubblico, ti rende più suscettibile al cazzotto emotivo che ti arriverà. – racconta – Shane ci ha permesso di mettere tutto questo, e così anche l’esplosione dell’azione e della violenza avrà sullo spettatore un altro effetto. Trovo entusiasmante poter fare cose comiche, perché la differenza tra un film comico e uno drammatico è che con la comicità sai subito se funziona, non hai bisogno di vederlo dopo come succede con il dramma che deve necessariamente invece trovare eco in un altro attore o nel pubblico. Con la commedia vedi subito se va e se sei soddisfatto oppure se devi sistemare le cose e sintonizzare il tutto dopo. È un approccio diverso dal film drammatico”.