Non presentava un suo lavoro a Venezia dal 2001, quando il suo esordio alla regia L’uomo in più regalò al cinema italiano uno dei talenti più puri del nuovo millennio. Dopo ben sei film passati in concorso al Festival di Cannes, vetrina prediletta per le sue pellicole, Paolo Sorrentino rifà capolino al Lido per un suo nuovo esordio, quello nell’industria televisiva, presentando le prime due puntate dell’attesissima serie The Young Pope, che vedremo presto su Sky Cinema.
Una serie che ha fatto discutere sin dall’annuncio della sua lavorazione, ed ora, in procinto della sua messa in onda e dopo l’anteprima veneziana, siamo sicuri continuerà a suscitare discussioni e polemiche. Perché il regista napoletano premio Oscar con il suo stile irriverente e visionario si immerge nelle contraddizioni del mondo Vaticano e ci mostra la figura di un papa controverso, capace di sorprendere con ogni sua azione. Lenny, poi Papa Pio XIII, è interpretato in modo sublime da Jude Law, ed attorno a lui si muove un nutrito gruppo di personaggi capitanati da Diane Keaton, Silvio Orlando e Cécile de France.
Jude Law e Paolo Sorrentino @ La Biennale di Venezia
Sorrentino, come pensa possa reagire il Vaticano alla serie televisiva?
Paolo Sorrentino: E’ un problema del Vaticano, non mio. Anzi, non è neanche un problema, il problema non esiste. Se in Vaticano avranno la pazienza di vedere la serie fino in fondo, capiranno che è un lavoro che indaga con onestà e curiosità, fin dove può, tutte le contraddizioni, le difficoltà e anche le cose affascinanti del clero, dei preti e delle suore e del papa. Senza pregiudizi e intolleranze.
Anche Woody Allen sta per esordire in una serie televisiva e ha definito la scrittura seriale un’esperienza traumatica. Lei quali difficoltà ha incontrato nella scrittura?
Paolo Sorrentino: Definirla traumatica è forse troppo, ma di certo non è stata una passeggiatina. E’ stato molto difficile e impegnativo, ma anche eccitante. Scrivendo per una serie lunga, si ha la possibilità di approfondire i personaggi, di fare digressioni che al cinema si tendono a tagliare per questioni di tempo. Chiaramente ho dato molta importanza alla tenuta narrativa, più di quanto abbia mai fatto nei miei film. Le serie spostano il peso sulla forza della narrazione, anche se io ho provato comunque a trasferire alcune sintesi tipiche del cinema.
Cast The Young Pope @ La Biennale di Venezia
Ha avuto la stessa libertà che ha nel cinema?
Paolo Sorrentino: Ho avuto tutta la libertà di cui avevo bisogno, e soprattutto del budget di cui avevo bisogno. Il merito è ovviamente dei numerosi produttori che stanno dietro a questo progetto.
Jude Law, cosa ha significato per lei questa esperienza?
Jude Law: Per me questa è stata una grande opportunità. Lavorare con Paolo era una grande occasione. All’inizio un po’ mi preoccupava il ruolo del Papa. Paolo però mi ricordava di continuo che si parlava di uomo, che per caso si ritrovava a fare il Papa, ma di un uomo. Ed io sono felice di aver interpretato quest’uomo complicato, questo personaggio molto stratificato. Paolo ha un linguaggio visivo meraviglioso, lui quando gira è come se avesse tra le mani una tavolozza di colori, e sono contento di essere stato uno dei colori sulla sua tavolozza.
Nel film inserisce nuovamente piazza San Marco di Venezia, già vista in Youth. Perché ha deciso di tornare a girare lì?
Paolo Sorrentino: Venezia esercita un forte fascino su di me, sotto molti aspetti, soprattutto quello visivo. Ho deciso di filmarla di nuovo perché non mi convinceva come l’avevo fatto nell’altro film, volevo migliorare.
Jude Law, Lenny/Pio XIII trova difficoltà a confidarsi con gli altri.
Secondo lei è vero, come dicono molti, che la figura del Papa è un po’ come un divo di Hollywood? Lei trova delle somiglianze?
Jude Law: Non ho mai pensato a queste somiglianze. Certo, quando si ha il ruolo di un personaggio pubblico, il dilemma tra il privato e come apparire in pubblico è inevitabile, per cui su queste cose, sì, vedo delle somiglianze. Di Lenny ammiro la sua onestà, il suo modo di essere contraddittorio, di dire cose opposte ma di credere a tutto quello che dice. Ecco, questo aspetto non mi è molto familiare.
Nel film fumano tutti. Vuole essere un accostamento tra sacro e profano?
Paolo Sorrentino: In realtà non fumano tutti. Si, fuma il papa e anche il personaggio di Diane Keaton. Ma ho fatto questa scelta perché sapevo che Papa Ratzinger fumava.
di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it
Photo Credit: La Biennale di Venezia