Dal 8 Marzo al 2 Luglio 2017Palazzo Reale a Milano ospita la mostra Manet e la Parigi Moderna, scoprendo la “modernità” di Parigi a fine ottocento in modo nuovo e suggestivo attraverso appunto il “mood” della modernità degli occhi di un pittore indubbiamente privilegiato per nascita ma profondamente innovatore per merito. Manet come contemporaneo di una città “osservabile” in modo nuovo. La mostra, che offre la visione di ben 54 dipinti di artisti contemporanei e 16 del celebre pittore, testimonia quanto Edouard Manet, iniziatore di una nuova pittura, come recita il comunicato stampa, “scopre la “meravigliosa” modernità, in una Parigi in piena trasformazione, una città che soleva girare quotidianamente a piedi in lungo e in largo, da autentico pedone e osservatore appassionato del suo tempo. Sulla scia di Baudelaire, si afferma come un “pittore della vita moderna” e sceglie di affrontare temi nuovi che osserva per la strada, al Teatro dell’Opera, nei bar e nei “caffè-concerto”. Strutturata in sale tematiche realizzate con la visione diretta di capolavori provenienti dalla collezione del Museo d’Orsay di Parigi, fa apprezzare quanto artisti del calibro di Boldini (presente con il famosissimo Scene de fete del 1889) o Cézanne, ma anche Degas (con lo splendido “le foyer de la danse a l’opera” del 1872), Fantin-Latour, Gauguin e Monet, debbano al clima entropico della Parigi di quegli anni. Ma è il personaggio e la pittura di Berthe Morisot ad incuriosire maggiormente, essendo anche la musa ispiratrice di alcuni capolavori di Manet. Il suo sguardo d’altrove, la sua anima persa nel colore che piano piano “stracolma” di intensità dalle pennellate lucide, non si discostano dagli insegnamenti di altri grandi, sempre rappresentati, tra cui Renoir (presente con lo splendido quadro di Madame Darras del 1868), Signac e Tissot.
La dispersione della luce nel colore, sono ciò che colpisce maggiormente del lavoro di Manet. Ed è proprio la sezione dei suoi acquarelli a testimoniarla appieno con un incontro di chiari e scuri, luci e pieni di oscurità del colore stesso. E’ quel senso della luce scavato nel tratto che permette al visitatore di poter apprezzare negli 11 disegni del maestro e di altri artisti, quello che poi in un’altra sezione faranno le sculture e le “maquettes”, bozzetti che sono già materia e forma di un’epoca dove tutto pareva possibile grazie anche alle scoperte di fotografia e dove gli artisti creavano ad hoc appuntamenti importanti in cui riconoscersi o smettere di farlo. Questo stato di arte come “fotografia pura” del bello e del classico, come modello diretto e strumento estetico fine a se stesso, fa di Manet il capofila di un modo nuovo di vedere il mondo, come un tableau vivant molto caro agli artisti di quel periodo (tanto che l’evento di apertura della mostra è stato appunto una serie di flash mob per la città con tableau vivant con attori e modelli opportunamente mascherati come alcuni dei quadri esposti in giro per la città), al fine di rappresentare la vita frenetica di un nuovo mood, esattamente come il mondo dello spettacolo della Parigi di quegli anni , Parigi come un enorme quadro vivente in continuo cambiamento tra esposizioni universali, nuove architetture e riqualificazioni urbane, che non poteva discostarsi molto dalla vita reale dei suoi protagonisti.
La mostra, prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira è curata da Guy Cogeval, presidente del Musée d’Orsay e dell’Orangerie di Parigi insieme a Caroline Mathieu e Isolde Pludermacher.