In attesa di Jane Fonda e Robert Redford, che domani arriveranno al Lido per presentare Our Souls at Night e per ricevere – entrambi – il (meritato) Leone d’Oro alla carriera, la Mostra del Cinema ha sparato due “cartucce” importanti. Al secondo giorno di festival, il concorso ufficiale è infatti entrato nel vivo con due opere attesissime che hanno pienamente rispettato le aspettative e che sono state accolte con delle convinte standing ovation. Ci riferiamo a First Reformeddi Paul Schrader e a The Shape of Water di Guillermo Del Toro. Un maestro del cinema americano, quindi, che ha segnato indelebilmente la New Hollywood, e uno dei protagonisti della Nueva Ola messicana, che con Il labirinto del fauno incantò il mondo intero.
Nonostante sia ancora molto, troppo presto, qui al Lido già si parla di premi per queste due opere. La prima, basata su una sceneggiatura densa di dialoghi e pregna di profonde argomentazioni, è forse uno dei lavori più intensi e convincenti del suo autore. La storia del rapporto tra il parroco Ethan Hawke e la giovane vedova Amanda Seyfried è il punto di partenza per una complessa analisi dell’umanità, dei sentimenti e della fede. Una critica al mondo in bilico tra speranza e disperazione, con due attori che, a prescindere dal clamore con cui sono stati accolti sul tappeto rosso, ci regalano delle performance solide, ricche di sfumature e costruite su un’evidente empatia.
Se First Reformed è un film duro, “tosto”, a suo modo difficile, The Shape of Waterè invece uno spettacolo di leggiadra poesia che ci restituisce un Del Toro in forma smagliante, creativo, originale e mai ridondante. Un omaggio al cinema, protagonista di molte sequenze e motore dei sentimenti dei personaggi, e un inno all’amore: così possiamo riassumere la pellicola del regista messicano. Un mix tra La Bella e la Bestia, E.T., Il labirinto del fauno e Splash – Una sirena a Manhattan, ambientato in piena Guerra Fredda, che racconta la storia di Elisa (una magnifica Sally Hawkins), dirimpettaia del disegnatore Richard Jenkins, che lavora di notte alle pulizie di un laboratorio governativo americano insieme all’amica Zelda (Octavia Spencer, sempre eccellente). Muta per uno shock subito in passato, Elisa cambierà la sua vita grazie all’incontro con una misteriosa creatura marina custodita dagli americani nel laboratorio. “Il film è ambientato nel 1962 – ha dichiarato Del Toro in conferenza stampa – in un periodo nel quale gli Stati Uniti facevano tante promesse e si riempivano la bocca di futurismo e avanguardia. Cosa è cambiato oggi? Nulla”. Un film, quindi, che dietro alla sua struttura favolistica e sognante, presenta sottotesti molto attuali. Ma, d’altronde, l’amore è un tema universale che, se trattato con la giusta sensibilità – come fa Del Toro –, può risultare il giusto filtro per raccontare qualunque epoca e qualunque psicologia. Anche quando è la fantasia a vincere su tutto: “Credo che la fantasia sia molto politica come genere”, ha proseguito il regista. “Ma il primo atto politico da compiere è quello di scegliere l’amore sulla paura: viviamo in un momento storico in cui la paura è usata come mezzo persuasivo. E l’unico modo per combatterla è proprio l’amore”. Un messaggio che, in questo periodo, andrebbe accolto da tutti.