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Paolo Virzì, Helen Mirren e Donald Sutherland presentano The Leisure Seeker

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Primo dei quattro film italiani in concorso, The Leisure Seeker segna il ritorno di Paolo Virzì in competizione al Lido a distanza di vent’anni, quando vinse il Premio della Giuria con il mitico Ovosodo. Quello era forse il suo film più autobiografico, questo quello apparentemente più lontano dal suo “mondo” cinematografico. Si tratta infatti del suo esordio in lingua inglese, ambientato totalmente negli Stati Uniti ed interpretato da Helen Mirren e Donald Sutherland.

Paolo Virzì, non la spaventava intraprendere questo progetto?
Paolo Virzì: inizialmente avevo i miei dubbi, perché le mie sceneggiature sono strutturate sempre sulla lingua e su paesaggi familiari. Quindi, come se cercassi una difesa per me, ho deciso di proporre il film a Helen e Donald. Hanno accettato subito e allora ho capito che dovevo farlo. Ho percorso più volte la Route 1, ma come più volte mi sono messo sull’Aurelia tra Livorno e Roma. Non ho cambiato modo di lavorare.

Dopo questa esperienza, ci sarà un’emigrazione di Virzì?
Paolo Virzì: Non avevo e non ho in mente nessuna emigrazione. Io sono fiero di essere un regista italiano e di far della comunità del nostro cinema, che è meravigliosa. Questo film è partito come una scommessa su spinta di amici, produttori e sceneggiatori, che mi hanno consigliato di scrivere una sceneggiatura dal libro In viaggio contromano di Michael Zadoorian.

Helen Mirren e Donald Sutherland, com’è stato il lavoro con Virzì?
Helen Mirren: A volte ci vuole uno sguardo straniero per raccontare la vera anima di una cultura, di una nazione. Paolo è riuscito in questo, con il suo humor, la sua umanità, la sua sensibilità.
Donald Sutherland: Paolo è italianissimo, e lo dico perché quando parla faccio fatica a capirlo. Ma lui ha uno sguardo che può essere universale, non solo italiano. Uno sguardo pieno d’amore e mai cinico. Le sue idee mi sembravano perfette per questa storia e così ho accettato il ruolo.

Il film è costellato di elementi della cultura americana…
Paolo Virzì: Per creare lo sfondo culturale alla storia dei protagonisti dovevamo inserire questi elementi, che tra l’altro abbiamo cambiato rispetto al libro. Nel romanzo l’America descritta è pacchiana, noi abbiamo cercato di adattare il tutto al nostro gusto.

Ci sono anche tanti riferimenti alla campagna elettorale di Trump…
Paolo Virzì: Quando facevamo i sopralluoghi, tutti i luoghi erano tappezzati dei cartelloni della campagna elettorale di Trump. E quindi poi ci è sembrato opportuno inserire questo aspetto nel film, anche per sottolineare la fuga di Ella e John da un paese che non riconoscono più.

di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it
Photo Credits: ©La Biennale di Venezia – Foto ASAC

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