Avete presente quando incontrate due ragazze, e notate prima la più appariscente, ma poi, pian piano, capite che l’altra è la più interessante? È capitato anche a noi guardando San Junipero, l’episodio più bello della terza stagione di Black Mirror. Tra Gugu Mbatha-Raw e Mackenzie Davis, amiche e amanti in un luogo di villeggiatura negli anni Ottanta, che in realtà è molto di più, avevamo notato immediatamente la prima. Mackenzie Davis era entrata nella nostra vita in punta di piedi, e vestita un po’ così, come una che non voleva farsi notare. Dei pantaloncini corti color beige, un maglioncino a righe di cotone a tinte pastello, e sotto una di quelle camicette a righe su toni del rosa, molto accollata, quelle che a scuola avevano le compagne un po’ morigerate, quelle che non ci filavamo poi troppo. E, soprattutto, un paio di occhialini tondi. Un altro modo per nascondersi, per restare un po’ anonima. Che sia la timida Yorkie di San Junipero, o Mariette, la replicante di Blade Runner 2049, o Tully, la tata notturna che cambia la vita a Margo, la protagonista di Tully, il film di Jason Reitman appena uscito nelle sale, ogni volta che Mackenzie Davis appare su uno schermo è una presenza discreta, sfuggente. Così anche quel nascondersi dietro agli occhialini tondi in San Junipero è un modo per mascherarsi, rendersi inafferrabile.
Mackenzie Davis non è la solita attrice Made In Hollywood. Non lo è prima di tutto perché è canadese, di Vancouver, e sappiamo che è tutto un altro mondo, più discreto, più modesto, più a misura d’uomo. Il volto pulito, la sua statura, la figura slanciata ed elegante avrebbero potuto fare di lei una modella. E Mackenzie, ai tempi del college, ha anche provato a farlo, per un periodo. Ma la cosa, e non avevamo dubbi, non faceva per lei. Non amava essere sballottata da una città all’altra. Ma, soprattutto, non le piaceva l’idea di dover essere bella per tutto il tempo. Anche il suo rapporto con la moda è singolare. Non fa uno shopping ragionato, ma dice di trovare, per caso, cose che parlino di lei. Quando si innamora di un capo lo indossa fino a distruggerlo.
Non è una ragazza appariscente, Mackenzie Davis. Ma, a guardarla con un po’ di attenzione, si rimane ipnotizzati. Prima di tutto da quegli occhi del colore del mare, tra l’azzurro e il verde acqua, piccoli ma profondi, brillanti come pietre preziose. La bocca piccola, sempre un po’ imbronciata, che si apre di rado a una serie di sorrisi, sempre molto misurati. Tutto, in Mackenzie Davis, è molto discreto. La sua carnagione candida, bianco latte; il fisico sottile e slanciato: tutti questi aspetti la rendono perfetta per i personaggi che fin qui ha portato sul grande e sul piccolo schermo. Personaggi eterei, quasi incorporei, quasi irreali. Prendiamo Blade Runner 2049. Una replicante non è umana, lo sappiamo, anche se è in grado di darci sensazioni umane, procurarci piacere, farci innamorare. E, a sua volta, di provare sentimenti. Così la Yorkie di San Junipero, la ragazza che vediamo con il suo corpo e il suo volto in quello che è un paradiso ammantato da luci al neon anni Ottanta, non è umana (non vogliamo svelarvi troppo, pena il mancato godimento della straordinaria trama del film), ma sono umanissimi, veri, profondi, i sentimenti e le passioni che prova. E che cos’è Tully, la tata notturna che viene in arrivo per assicurare qualche preziosa ora di sonno a una neomamma che ha avuto il terzo figlio? È una presenza incantata, fatata. E risolutrice. Come Yorkie, anche Tully, in qualche modo, arriva per cambiare la vita di qualcuno. “Vorrei interpretare delle persone attive, capaci di risolvere dei problemi, non persone che aspettino che altri risolvano dei problemi per loro” ha dichiarato Mackenzie Davis.
Sono quasi sempre così, i suoi personaggi. Come il Mr. Wolf di Pulp Fiction, risolvono problemi. E hanno sempre una loro discrezione e una loro eleganza. Quello che l’attrice sta facendo nel cinema e nella tv di oggi è molto particolare. Da un lato i personaggi misteriosi e magici di San Junipero e Tully. Dall’altro, come se fosse la stessa Yorkie di San Junipero, che vive negli anni Ottanta, a scegliere i suoi ruoli, Mackenzie sembra essere l’attrice perfetta per dare nuova vita a dei classici della fantascienza anni Ottanta. In Blade Runner 2049 ha reso il ruolo di Mariette, androide dedita al piacere, meno volgare e più sfumato di quello che sarebbe stato lecito attendersi: gli occhi solamente un po’ più truccati del solito, i capelli rossi, un tubino arancione e un buffo copricapo. Ma vedremo Mackenzie Davis in un altro film che riprende un mito sci-fi anni Ottanta, quel Terminator 6 che si ricollegherà direttamente ai primi due Terminator di James Cameron. Le prime foto, che la vedono di nuovo con la zazzera bionda di Halt And Catch Fire (la serie tv che l’ha rivelata) e un corpo pieno di cicatrici, sembrano suggerirci che potrebbe essere ancora una figura artificiale. È curioso come molti dei suoi ruoli sembrano essere personaggi frutto della tecnologia, e che capiti proprio a lei che, in Halt And Catch Fire, era un personaggio che la tecnologia la creava: programmava computer.
Si toglie gli occhiali, e li abbandona sulla sabbia di una spiaggia, Yorkie, una volta che ha dato una svolta alla sua vita, e a quella della sua innamorata, in San Junipero. Non ne ha più bisogno. È sempre così in ogni film in cui appare: Mackenzie Davis entra con pudore in tutto quello che fa, ma poi si prende la scena, e il nostro cuore. E così, qualunque schermo abbia davanti, lo fa cadere. Per arrivare dritta a noi. Per ricordarci che Heaven Is A Place On Earth, il paradiso è un luogo sulla terra.