Guido Lombardi ci aveva folgorato con Là-bas – Educazione criminale, esordio che gli era valso il Leone del Futuro a Venezia 2011, ci aveva assai divertito con Take Five, brillante heist movie “all’italiana” (2013), e ora torna dietro la macchina da presa con Il ladro di giorni, presentato nella selezione ufficiale della Festa del cinema di Roma.
Tratto dall’omonimo romanzo da lui stesso firmato e edito da Feltrinelli, il film è un road movie dell’anima che racconta la nascita di un rapporto padre-figlio. O meglio la rinascita. Protagonisti sono infatti Vincenzo, piccolo delinquente pugliese che esce dal carcere dopo sette anni di detenzione, e Salvo, suo figlio appunto, undicenne orfano di madre, cresciuto con gli zii altoatesini, che aveva assistito da piccolissimo all’arresto del genitore. Insieme partono verso Bari, attraversando tutto lo stivale: ufficialmente per trascorrere del tempo insieme, ma in realtà per compiere l’ultimo colpo – la vendita di 70 Kg di droga – e per vendicarsi del “ladro di giorni”, vecchio complice che tradì Vincenzo costringendolo al carcere. “Il soggetto è nato dodici anni fa e ho lavorato contemporaneamente al romanzo e alla sceneggiatura”, ha dichiarato Lombardi in conferenza stampa. “Il ladro di giorni è un revenge movie che porta sullo schermo il rapporto padre-figlio. Un padre che non insegna le regole, che è un ragazzino anche lui e che ha fatto i suoi errori, e un figlio che inizierà a conoscere questo padre e a volergli bene”.
Nel ruolo del piccolo Salvo troviamo il giovanissimo Augusto Zazzaro, nei panni di Vincenzo, invece, Riccardo Scamarcio, ancora una volta autore di una prova convincente. “Leggendo questa sceneggiatura – ha raccontato l’attore – mi è venuto in mente il film di Zeffirelli Il campione. Ho visto questo personaggio come un uomo del Sud degli anni Cinquanta, un mezzo criminale ma non veramente uno stratega, un uomo semplice che, all’inizio della storia, non sa di poter amare e che compie, proprio grazie a questo viaggio, una parabola che gli permetterà di capire il suo amore per il figlio“. Un ruolo ricco di sfumature, dunque, che alterna dolcezza e brutalità, ironia e ferocia, malinconia e durezza. Un personaggio, quello di Vincenzo, segnato indelebilmente dal suo passato e intento a costruirsi immediatamente una nuova vita, un futuro sereno con il proprio figlio. Nel film lo vediamo rappresentato proprio attraverso gli occhi di Salvo “e grazie al suo sguardo capiamo lo spaesamento di quest’uomo, che crede di aver capito tutto e invece forse non ha capito niente”, ha aggiunto Scamarcio.
Con un continuo montaggio alternato che segue il viaggio dei due protagonisti e ci mostra i fatti che hanno condotto all’arresto di Vincenzo, Il ladro di giorni si muove tra diversi generi e differenti tonalità. Lascia crescere gradualmente il rapporto tra i due protagonisti, gioca con i non detti, propone riusciti momenti d’azione, alleggerisce il racconto con tenere e simpatiche situazioni tra padre e figlio. Un mix di elementi a tratti assemblato con troppa confusione, a tratti capace di toccare le giuste corde emotive. Sicuramente non il miglior lavoro di Guido Lombardi, ma un film sincero e vitale che ci regala tra l’altro la giovane promessa Augusto Zazzaro, un nome di cui sentiremo ancora parlare.