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Star Wars: L’ascesa di Skywalker. Un’ultima occhiata ai nostri amici…

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Essere o non essere? La maschera di Darth Vader appare più volte e si staglia iconica in Star Wars: L’Ascesa di Skywalker. Ed è come il teschio dell’Amleto di Shakespeare. Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è un film sul dilemma, sul dubbio, sulla tentazione, sulla Forza e la fragilità. “Di che cosa hai più paura?” “Di me stessa” risponde Rey, la protagonista della nuova trilogia, alla domanda. Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’Episodio IX della saga creata da George Lucas, arriva nelle nostre sale dal 18 dicembre, ed è quello che conclude un’avventura iniziata 42 anni fa. È la fine di un’era, la chiusura di un cerchio. È un film da vedere assolutamente.

I morti parlano. Nella galassia è risuonata la voce di Palpatine, l’imperatore che era stato sconfitto alla fine dell’Episodio VI (Il ritorno dello Jedi). Kylo Ren (Adam Driver) lo sta cercando furiosamente, perché vuole eliminarlo e diventare il capo supremo, l’imperatore. Nel frattempo Rey (Daisy Ridley) si sta allenando a controllare e usare al meglio la Forza e a diventare definitivamente una Jedi. Il Generale Leia (Carrie Fisher), Finn (John Boyega) e Poe Dameron (Oscar Isaac) stanno organizzando la Resistenza. Dal Primo Ordine, cioè quello che sta per ridiventare l’Impero, è arrivato il messaggio di una spia.

Star Wars; L’Ascesa di Skywalker è tutto nel rapporto tra le sue due anime. È tutto nel contrasto tra il bianco (Rey) e il nero (Kylo Ren). Due personaggi che sono il buono e il cattivo, ma che, a differenza degli altri “duellanti” delle trilogie precedenti della saga, non sono affatto distanti né divisi. I due guerrieri che si “sentono” nel profondo, che superano lo spazio e il tempo per avvicinarsi, parlare o scontrarsi (o parlare scontrandosi), sono la vera novità nella saga. Star Wars: L’Ascesa di Skywalker vive nella tensione continua tra questi due elementi opposti, e quindi attratti l’uno dall’altro, specchio l’uno dell’altro, complementari. Li separa un filo, un confine sottilissimo. E ognuno dei due vuole tirare l’altro dalla sua parte. E passare dall’altro lato è un attimo.

Essere o non essere, questo è il dilemma. Che vuol dire Forza o Lato Oscuro. Un baratro sempre presente, un pericolo costante nel mondo di Guerre stellari. Il destino di Anakin Skywlaker è sempre in agguato, è un fantasma che ritorna. Lì fuori ci sono i Destroyer, gli incrociatori del Primo Ordine schierati, migliaia di ribelli sui loro caccia per combatterli. Eppure il nemico è dentro di noi. È la paura, è la rabbia, è la furia cieca, è la vanità. Il controllo è la parola d’ordine dei cavalieri Jedi, è la chiave di tutto. Eppure è così difficile da raggiungere e da mantenere.

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, prima ancora della sua uscita, e prima ancora della sua riuscita, è già nella Storia. Perché chiude un’avventura iniziata 42 anni fa, nel 1977, con un piccolo film d’avventura ambientato nello spazio, fatto con i modellini ed effetti speciali tanto artigianali quanto geniali. Star Wars, o Guerre stellari come lo conoscevamo tanto tempo fa, ha in pratica la stessa età di molti di noi, da quando siamo nati c’è praticamente sempre stato, ci ha accompagnato per tutta la nostra vita. Leggere su quello schermo le parole “tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…”, sentire la musica di John Williams è un’emozione unica. È ritrovare, per l’ultima volta, i nostri cari vecchi amici.

Star Wars è Leia, Han Solo e Luke Skywalker, il wookie Chewbecca e Lando Calrissian, gli Ewoks e i drodi C-3PO e R2-D2, il Millennium Falcon e la Morte Nera, le spade laser e l’X-wing di Luke. Ci sono tutti, in qualche modo, in questo finale di partita. Con momenti più leggeri, anche più rispetto agli episodi VII e VIII, ma anche con un incedere più cupo e tragico rispetto a quei film. J.J. Abrams, che in Episodio VII: Il risveglio della Forza ricalcava con troppa riverenza il canovaccio di Episodio IV: Una nuova speranza (e dopo che in Star Wars: Gli ultimi Jedi Rian Johnson aveva prova a rompere gli schemi) ora riesce a unire le due anime di questa nuova trilogia, riuscendo a tenere insieme la tradizione e l’eredità di Guerre stellari con la voglia di stupire che aveva caratterizzato il penultimo film e che è necessaria per uno spettacolo che voglia dire qualcosa di nuovo su quella galassia lontana lontana, sul Lato Oscuro e gli Jedi.

In questo senso Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, e con esso la nuova trilogia, è un’operazione riuscita. Ha continuato la saga, è riuscito a farci vedere sotto un’altra luce quell’universo che credevamo di conoscere ormai in ogni suo angolo e anfratto. È riuscito a spiazzarci, a farci dubitare delle nostre convinzioni e dei nostri eroi. Ci ha fatto rivedere vecchi amici come Luke Skywalker, ma ha costruito così bene i nuovi personaggi, Rey e Kylo Ren su tutti, da farceli amare come se stessero con noi da sempre. L’Episodio IX fa anche molto fan service, ma come potrebbe esserci un film di Guerre stellari senza tutto questo?

Raccontare di più sulla trama vorrebbe dire essere passati al Lato Oscuro. Ma Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è riuscito costantemente a sorprenderci. Per come ha svelato le origini dei personaggi e i rapporti tra loro, per come ha gestito gli esiti di alcuni scontri e duelli, per come ha raccontato alcuni incontri e ritorni. Tutte cose che, come in Episodio VIII, forse potranno anche scontentare qualche purista, ma che sono linfa vitale per la saga, e motore per uno spettacolo che non può deludere il pubblico con scelte troppo ovvie. L’Episodio IX è probabilmente il miglior film di questa nuova trilogia, il più equilibrato, il più centrato, il più coerente con la storia della saga e con l’esigenza di spettacolo. È epico, nostalgico, fedele alla saga e intenso. È “un’ultima occhiata ai miei amici” come dice il droide dorato C-3PO prima di un intervento decisivo sulla sua memoria. E allora torniamo a quella maschera di Darth Vader, un’icona del nostro tempo, il nostro teschio di Amleto. Star Wars, parliamo dell’intera saga, è tragedia shakespeariana, tragedia greca, è epica. È la nostra Iliade e la nostra Odissea, è la mitologia del nostro tempo. Star Wars finisce qui. Star Wars ci sarà per sempre. Che la Forza sia con voi.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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