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A 50 anni dalla scomparsa Fondazione Prada celebra Domenico Gnoli a Milano

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A Milano dal 28 ottobre 2021 al 27 febbraio 2022 presso la sede della Fondazione PRADA di Milano,si svolgerà la mostra dal titolo:“Domenico Gnoli”.
L’artista italiano, nato a Roma nel 1933  (morto a soli 36 anni a  New York nel 1970 ) in una famiglia dedita all’arte, è infatti “in toto” protagonista di questa mostra. Egli si espresse come valido  disegnatore, illustratore ed infine, pittore con una forte poetica del frammento su tele di grandi dimensioni, passando così dall’essere apprezzato disegnatore e scenografo in patria sino al diventare nome di spicco della pittura italiana contemporanea di grandi dimensioni a New York grazie alla galleria che lo scoprì .

Una vera e propria retrospettiva che Fondazione Prada , nel solco della sua tradizione  (che ha dedicato anche ad artisti del calibro di Edward Kienholz, Leon Golub e William Copley) e che cerca di dare spazio alle condizioni ed alle fasi della evoluzione del lavoro degli artisti, in questo caso appunto, a 50 anni dalla scomparsa, di Domenico Gnoli. Lo fa, in particolare, in senso spaziale offrendo sui muri del primo piano delle sale alla mostra dedicate, molti dei dipinti che l’artista fece in un arco temporale assai breve: soli due anni prima di morire, ma che segnaronoil suo lavoro per sempre.

Nel mood della poetica del frammento insomma, ecco palesarsi l’artista dietro le opere , che diventano testimonianza di frammenti di vita quotidiana stessa, attraverso l’uso dei particolari di mobili, scarpe, abiti e cravatte. Con le prospettive di oggetti così semplici è poi la texture della materia pittorica utilizzata a fare la differenza. A solo titolo di esempio ecco “Sedia” o “Sofa”. E le tante versioni delle cravatte e degli abiti. Quasi una sorta di frammenti di quotidianità tra polsini, colletti e scarpe, la serie sui particolari ,è in particolare quella degli abiti femminili e delle scarpe a colpire. Quasi volendo catturare l’attenzione dello spettatore per arrivare alla totale assenza-presenza degli oggetti in una sorta di ingrandimenti dei dettagli ( per esempio degli abiti femminili e delle scarpe non calzate)  viste in prospettiva quasi voyerista.  Affrontando con la scelta dei soggetti , un prima ed un dopo  di un’azione, l’artista offre una poetica del frammento nelle azioni quotidiane. Grazie ai quadri esposti della serie di “Nodo di Cravatta” poi, come quelle sui capelli femminili acconciati, come”Riccioli”, a trionfare  è la soddisfazione di chili guarda. E’ infatti, in chi vede il soggetto ingrandito , l’esclusività dell’azione, che mira a sodddisfare una certa curiosità sull’oggetto ritratto ma quasi spiandolo, a sua insaputa, in una sorta di zoom sul particolare proposto però in formato “maxi” e quindi, totalmente visibile a tutti. Quasi un approccio di intimità “costretta” che, attraverso azioni, cose di uso quotidiano come coperte, abiti, scarpe, mobili, svelano la propria intimità ma invitano lo spettattore a “curiosare” sempre di più nei particolari, con un uso dei materiali e dei colori sempre più denso. Appagamento e solitudine, sforzo e intimità.
Un modo di concepire l’arte unico  quello di Gnoli e privo di etichette. Documentandone collegamenti culturali con opere di storia dell’arte ed evidenziandone la carica espressiva come un “unicum” espressivo tra arti studiate e conosciute per ambiente culturale: una sorta di discorso tra l’artista e la tela che non si ferma al soggetto ritratto, ma al desiderio di essere nell’arte con l’arte, non solo dal punto di vista della originalità ma dal punto di partenza espressivo, sino al punto di vista storico ed infine, critico.
Concludendo, la mostra,realizzata dallo studio di Design 2X4 di NY , parte da una suggestione di Germano Celant che la ideò,  restituisce alla curiosità del pubblico una sorta di percorso emozionale su Domenico Gnoli, con oltre 100 opere datate dal 1949  al 1969 distribuite tra il piano terra ed il primo piano all’interno del Podium, sviluppando anche, grazie al materiale degli Archivi di Roma e di Maiorca, una interessante sezione cronologica con foto, disegni, materiali personali tra uomo ed artista volutamente a richiamare gli ambienti museali del XX secolo dalle prospettive lineari con lo spazio che crea “unità monografiche”. La mostra, inoltre, segnata da un forte sentimento di identità , offre sicuramente un contributo essenziale ad un eventuale dibattito culturale sull’artista che era già stato avviato dalla mostra organizzata e prodotta dalla Fondazione Marignoli di Montecorona, in collaborazione con l’Archivio Domenico Gnoli di Roma e il Comune di Spoleto, nell’ambito del 60˚ Festival dei Due Mondi, nel 2017.
In quel caso però, vennero esposti i disegni per il teatro dal 1951 al 1955 ma che anche la mostra presso Fondazione Prada, in questo allestimento, ha voluto dare traccia offrendo al pubblico la conoscenza dell’artista anche nella fase antecedente a quella più nota , esponendone alcuni  lavori al primo piano. Anche in quella mostra poi, grazie al catalogo dell’esposizione (della Editoriale Umbra per la Fondazione Marignoli di Montecorona, a cura di Michele Drascek- curatore dei progetti della Fondazione Marignoli di Montecorona e che, con piacere, si possono vedere presso la Fondazione Prada, proprio parte dei disegni per il teatro che catalogò lui stesso ed espose a Spoleto come inediti ormai quattro anni fa e contenente una prefazione del professore Bruno Toscano oltre che vari contributi dello stilista, scenografo e costumista Quirino Conti, Michele Drascek e Duccio K. Marignoli -presidente della Fondazione Marignoli di Montecorona-), si dette ampio spazio all’idea di una pubblicazione scientifica sull’artista .

Per la mostra di Fondazione Prada la pubblicazione sarà edita invece dalla Fondazione stessa e disegnata da Irma Boom con un nuovo saggio critico scritto ad hoc da Salvatore Settis e con ben due cronologie: una della carriera ed una della biografia dell’artista. Bentornato mood del frammento.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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Eventi

Dinos Alive – The Immersive Experience

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Arriva per la prima volta a Milano la più sorprendente mostra immersiva dedicata al mondo dei dinosauri

Dinos Alive – The Immersive Experience, la straordinaria avventura che permetterà ai visitatori di immergersi dell’affascinante mondo dei dinosauri approda per la prima volta in Italia, a Milano. A partire dal 6 Novembre La “Cattedrale”, il nuovo spazio espositivo di 2.500 metri quadri del Certosa District sarà il teatro di questo affascinante viaggio alla scoperta del nostro pianeta quando esso era ancora dominato dalle incredibili e possenti creature del giurassico.

Dinos Alive – The Immersive Experience
è una mostra innovativa che si avvale di informazioni scientifiche e di apparati tecnici di ultima generazione per offrire un percorso espositivo completo e di grande valenza formativa. Le tecnologie multimediali accuratamente integrate negli allestimenti, completano in modo particolarmente suggestivo le installazioni scenografiche e le ricostruzioni sorprendentemente realistiche di un mondo esistito oltre 65 milioni di anni fa.

Dinos Alive – The Immersive Experience
ci invita a vivere una nuova esperienza a contatto con le creature che popolavano la Terra prima della grande estinzione che mise fine al periodo giurassico e che ci ricorda oggi anche quanto possano essere delicati gli equilibri che regolano gli ecosistemi e la sopravvivenza sul pianeta, invitandoci anche a non dare per scontata la sopravvivenza quanto piuttosto a riflettere sui grandi temi del presente, come quello della sostenibilità.

L’esposizione è anche un omaggio alla possenza della natura che rivela sé stessa e i suoi segreti nelle oltre 40 riproduzioni di dinosauri animatronici a grandezza naturale tra i quali spiccano un magnifico esemplare del temibile Tyrannosaurus Rex, l’imponente Triceratopo e il tanto piccolo quanto feroce Velociraptor.

La mostra permette di avvicinarsi a queste creature in modo inedito e particolarmente coinvolgente. Ogni dinosauro è stato realizzato con grande cura nei dettagli e nelle automazioni. Gli esemplari sono quindi sorprendentemente naturali sia nelle movenze, sia nelle espressioni.

L’esposizione si sviluppa attraverso una serie di ambienti tematici che seguono l’evoluzione dei dinosauri nel corso delle ere geologiche: i visitatori avranno la possibilità di ritrovarsi nelle ambientazioni che riproducono fedelmente i paesaggi dell’era mesozoica, popolati da esseri giganti che camminano, nuotano oppure volano.

Il percorso espositivo è accompagnato da approfondimenti scientifici che raccontano la storia della Terra e dei dinosauri fornendo informazioni sulle più recenti scoperte paleontologiche.
Tra le attrazioni più affascinanti si conta l’acquario virtuale che permette di immergersi nelle profondità dei mari, osservando da vicino i grandi predatori marini come il Mosasauro, che regnava incontrastato negli abissi di un tempo.

Dinos Alive – The Immersive Experience si distingue dalle altre esposizioni sull’argomento per la perfetta combinazione tra l’educazione e l’intrattenimento e offre anche spazi di espressione adatti a tutte le età.
Il percorso prevede inoltre un’area dedicata ai più piccoli, che, in veste di aspiranti paleontologi, potranno vivere l’emozione di scoprire anche fossili “interrati”, imparando, quindi, come si è arrivati a determinare le caratteristiche morfologiche degli esemplari più conosciuti.
Da generazioni, i dinosauri suggestionano il nostro immaginario. Grazie a film iconici come la saga di Jurassic Park, e serie animate come Dinosauri, questi giganti preistorici sono diventati una parte integrante della nostra cultura popolare e collettiva. Dinos Alive – The Immersive Experience segna ora la più moderna evoluzione del tema e lo fa in modo ancora più “immersivo”, con un risultato spettacolare ed emozionante.

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Dinos Alive – An Immersive Experience è più di un viaggio nel cuore del Giurassico, è un’esperienza immersiva che
sposa nuove tecnologie ed elementi educativi, attirando un pubblico di tutte le età“, ha dichiarato Hamza El Azhar, CEO di Exhibition Hub, co-produttore e curatore di Dinos Alive – An Immersive Experience. “Dopo l’enorme successo di Dinos Alive! in tutto il mondo – da Los Angeles a Melbourne a Washington D.C.- e l’enorme successo delle nostre altre mostre a Milano, siamo particolarmente entusiasti di aprire questa unica esperienza immersiva, e in una nuova sede destinata a diventare una delle più dinamiche della città in termini di intrattenimento“.

Siamo entusiasti di portare Dinos Alive – The Immersive Experience a Milano, consolidando il successo delle nostre
precedenti collaborazioni con Exhibition Hub in città”, aggiunge Pedro Baptista, Exhibition Hub Senior Team Lead
presso Fever.La nostra partnership di lunga data ha costantemente offerto esperienze indimenticabili che affascinano il pubblico locale, e siamo entusiasti di continuare questa tradizione con un’altra avventura immersiva che combina educazione, intrattenimento dal vivo e tecnologia digitale all’avanguardia. Milano è stata una pietra angolare per la crescita di Fever, e siamo orgogliosi di contribuire alla ricca scena culturale della città con esperienze innovative e coinvolgenti”.

Dinos Alive – The Immersive Experience è un ulteriore capitolo del viaggio nel tempo nato dalla coproduzione tra Exhibition Hub e Fever che a Milano hanno già saputo conquistare il pubblico con mostre di grande successo come The Art of The Brick, Van Gogh – The Immersive Experience e Titanic – An Immersive Voyage – tuttora in corso presso Lampo Scalo Farini a Milano.

I biglietti per Dinos Alive – The Immersive Experience sono disponibili per l’acquisto, insieme a tutte le informazioni
pratiche, sul sito ufficiale dinosaliveexhibit.com.

Dal 6 novembre presso la Cattedrale del Certosa District, Via Barnaba Oriani 27 – Milano

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Gabrio Gentilini sarà il protagonista nel ruolo di Johnny Castle nella nuova versione di “Dirty Dancing”, in scena al Teatro Carcano di Milano a partire dal 12 dicembre 2024.

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Gabrio Gentilini sarà il protagonista nel ruolo di Johnny Castle nella nuova versione di “Dirty Dancing“, in scena al Teatro Carcano di Milano a partire dal 12 dicembre 2024.
Gabrio, già protagonista con l’iconico personaggio di Johnny Castle della prima assoluta italiana dello spettacolo nel 2014, torna a indossare i panni del carismatico ballerino, reso immortale dall’intepretazione di Patrick Swayze nel film del 1987, per celebrare il decennale del debutto dello spettacolo in Italia. La regia è ancora una volta affidata a Federico Bellone, che ha curato la messa in scena sin dal debutto italiano.
Per la prima volta, “Dirty Dancing” sarà rappresentato in un teatro di prosa di grande prestigio, il Teatro Carcano di Milano, noto per il suo impegno nella promozione di tematiche sociali e culturali di rilevanza, con un’attenzione particolare verso le questioni femminili.
Lo spettacolo comprenderà tutti i celebri numeri musicali e le coreografie che hanno reso indimenticabile e un vero e proprio cult il film, unendo narrazione teatrale, canzoni e balli in un’esperienza unica.
Gabrio Gentilini commenta così il suo ritorno a Dirty Dancing: “Sono trascorsi 10 anni da quando Eleanor Bergstein mi scelse per il debutto italiano di “Dirty Dancing”, lei che scrisse questa storia indimenticabile e lanciò Patrick Swayze nel ruolo iconico di Johnny Castle. Dieci anni! In questo tempo mi sono dedicato alla mia crescita come attore, esplorando nuovi mondi e accumulando esperienze diverse. Ora torno a questa avventura con il desiderio di mettermi nuovamente alla prova come protagonista, pronto a godermi l’energia del pubblico, con rinnovato entusiasmo e profonda gratitudine. Essere stato scelto ancora una volta, dopo tanto tempo, è per me un privilegio che non do per scontato. In questi anni ho acquisito nuove consapevolezze, su me stesso e sul mondo, e voglio infondere queste nuove scoperte in una storia che, ancora oggi, riesce a toccare il cuore di tante persone. Questa volta torniamo in scena con una nuova versione, in prosa ma con tutti i balli e le canzoni che hanno reso questo titolo un vero cult, nell’ambito della prestigiosa stagione del Teatro Carcano, ricca di temi che non solo intrattengono, ma celebrano con attenzione l’universo femminile e promuovono una riflessione profonda. E lo faremo durante il periodo natalizio, il che rende tutto ancora più speciale nel dare vita e colore alla magia di questo spettacolo iconico! Sono davvero onorato e grato a chiunque vorrà condividere con me questo viaggio, che per me si rinnova di una luce speciale.”

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L’abito dell’arte

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PoliArt Contemporary di Milano ha presentato  L’ABITO DELL’ARTE,  durante la Milano Fashion Week questo  Settembre 2024 in Viale Gran Sasso 35, con  la  quinta mostra di Giovanni Lombardini negli spazi della galleria milanese.

La mostra in collaborazione con MP Moda International Fashion School dove i  giovani designers si sono  ispirati dalla ricerca dell’artista riminese, esponendo ciascuno il proprio corrispettivo. Tra i designer , anche Flaminia Lamborghini che ha presentato un suo look.Tanti sono stati gli ospiti da Saverio Palatella, stilista internazionale riconosciuto per il suo talento nella maglieria a Roberta Tagliavini di RobertaeBasta esperta d’arte e personaggio Tv e molti altri.

MP Moda International Fashion School ha voluto in questo modo segnare in modo tangibile l’attinenza della moda con l’arte, due mondi che si parlano in continuazione e incidono profondamente, nella formazione dei giovani designers per cultura ed ispirazione e che continueranno ad ispirare nella loro carriera professionale.

Tutto questo vive in chi ha il coraggio di aprire veramente gli occhi davanti a loro. Perché ogni opera di Lombardini ha un proprio sguardo, coincidente con l’altro sguardo, sempre invitato ad entrare.

L’Abito dell’arte è proprio questa reciproca e possibile fusione, che l’esperienza artistica, antica o moderna, pone come proprio segreto visibile alla storia e all’intessersi delle sue epoche. L’abito è anche un “io abito”, un ubi consistam: abitare, abitarsi, abitare sé stessi per imparare a crearsi.

Eppure l’abito è anche ciò che da sempre donne e uomini indossano, troppo spesso purtroppo perdendosi in vacue superficialità. In questa mostra, per i giovani designers invitati, L’Abito dell’arte è il tentativo di trasfondere negli abiti un lavoro su di sé e con sé, cui l’arte di Lombardini sempre allude, perché l’abito può essere il luogo, il primo luogo, in cui realizzare l’altro modo dello specchiarsi: l’esemplarità. Non si tratta quindi di una mera riproduzione di stilemi su tessuti, ma del tentativo di un vero e proprio intessersi della vita e dell’arte nell’esperienza creativa dei giovani designers, che sono il primo immediato accesso all’altro specchio, quello del futuro.

Per questi motivi la PoliArt Contemporary ha accolto con grande interesse la proposta di MP Moda International Fashion School.

Il ventennale sodalizio tra la PoliArt Contemporary e Lombardini ha prodotto numerose esposizioni pubbliche e private, occasioni di approfondimento di una tra le poetiche più interessanti del panorama contemporaneo. Oltre alle mostre tematiche in galleria, sia a Milano che nella succursale roveretana della PoliArt (dal 2013 al 2018), dedicate a diversi cicli creativi dell’artista, la PoliArt Contemporary ha promosso esposizioni pubbliche, come la mostra antologica 99>11 Verso il Colore, al Museo della Città di Rimini nel 2011 e la mostra Lucio Fontana. La sua lunga ombra, quelle tracce non cancellate, del 2019, in cui sono presenti le opere di Lombardini come esempi di una ricerca che fonde pittura e oggetto (entrambe a cura di Leonardo Conti).

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