Come avrete saputo c’è anche un po’ di Italia nelle nomination agli Oscar di quest’anno. Tra i candidati c’è anche un cortometraggio, Le Pupille, che concorre nella categoria. Diretto da Alice Rohrwacher e prodotto da Alfonso Cuarón, premio Oscar per Roma (insieme a Gabriela Rodriguez e Carlo Cresto-Dina), Le Pupille è una storia di innocenza, avidità e fantasia. È un cortometraggio in live action che parla di desideri, puri ed egoistici, di libertà e devozione e dell’anarchia che può fiorire nelle menti delle ragazze all’interno dei confini di un rigido collegio religioso durante il Natale. Trovate Le Pupille in streaming su Disney+.
Le Pupille nasce da una lettera che la scrittrice Elsa Morante mandò al suo amico, il critico e scrittore Goffredo Fofi, raccontando un fatto che era successo, tanto tempo prima, in un orfanotrofio. Sì, le “Pupille” sono le piccole orfanelle che vivono in un istituto gestito in modo molto severo dalle suore. Il giorno di Natale sono pronte a mettere in scena una rappresentazione sacra, una sorta di tableau vivant in cui, agghindate per l’occasione, incarnano delle figure angeliche. Il caso vuole che – siamo durante la Seconda Guerra Mondiale – una signora arrivi lì e chieda alle bambine di pregare per il suo amato e farlo tornare sano e salvo dalla guerra. La “ricompensa” per la preghiera delle piccole sarà un dolce: una lussuriosa e rubiconda zuppa inglese confezionata con ben 70 uova.
Da qui nasce una storia di cui – com’è tipico dei cortometraggi, che vivono spesso di un’epifania finale come le novelle – capiremo il senso solo alla fine della storia. Ma Le Pupille vive, per tutta la sua durata (non brevissima, visto che parliamo di 40 minuti) di un andamento allegro con brio, per dirla con un termine musicale. La regia di Alice Rohrwacher (che aveva già affrontato alcuni aspetti della religiosità nel bellissimo Corpo celeste) è piena di trovate. Dall’idea di far leggere alle giovani – e bravissime – attrici che incarnano le pupille i titoli di testa all’altra, ad essa legata, di far cantare, come in un coro, l’incipit della famosa lettera di Elsa Morante. E ancora, l’idea di certi movimenti “a scatti” dell’immagine, che rimanda a certi effetti irregolari del “cinematografo” dei tempi in cui si svolge la storia (il corto è girato in pellicola 35mm e Super 16). Così, anche la fotografia, pastosa e seppiata, vuole regalare una patina d’antan alle immagini del corto.
Che così rimane sospeso tra i tempi andati e i nostri tempi, e, soprattutto, tra realtà e magia. Potremmo definire Le Pupille come un esempio di “realismo magico”, anche se, di fatto, non c’è nulla di realmente magico – inteso come soprannaturale – che interviene nella storia. Ma solo una serie di – questi sì – magici scherzi del destino, e terreni scherzi delle sveglie e irresistibili pupille che porteranno una vicenda assurda verso una conclusione sorprendente e, a suo modo, giusta. Alice Rohrwacher è bravissima a scegliere i toni della vicenda: briosi e leggeri nella recitazione, tenui in quella di alcuni colori che riportano ad alcune immagini dell’arte sacra dei secoli scorsi. Ma è brava anche a scegliere le attrici: detto delle bambine, che sono bravissime, su cui spicca l’irresistibile Melissa Falasconi, restano negli occhi l’interpretazione di Alba Rohrwacher, che riesce a dare, come sa, un volto austero alla madre superiora dell’istituto, e di Valeria Bruni Tedeschi, impareggiabile nel dare vita a una donna innamorata e svampita. Non è un caso che a produrre ci sia Alfonso Cuaròn, autore che, più volte, ha portato al cinema delle storie con una buona dose di incanto. Ecco, incanto è la parola che, in qualche modo, sembra descrivere bene Le Pupille. Nella notte degli Oscar faremo il tifo per questo film. Se lo merita tutto.
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it