Connect with us

Cine Mood

La casa dei fantasmi: l’ennesima attrazione Disney che diventa cinema…

Published

on

A dieci anni, in quinta elementare, la mia classe era andata in gita scolastica a Gardaland. Ricordo che una delle cose che ci era piaciuta di più era la Casa di Dracula, riedizione del famoso classico dei parchi divertimenti, cioè il tunnel dell’orrore. Quella casa faceva paura, sì, ma era una paura divertente. La casa dei fantasmi, il nuovo film Disney, al cinema dal 23 agosto, è tratto da un’attrazione di Disneyworld. Ed è proprio questo: la paura, l’orrore, declinato in forma da parco divertimenti. È la paura declinata per i bambini, quei piccoli brividi alla fine rassicuranti. La casa dei fantasmi è la storia di una donna e di suo figlio che si rivolgono a un variegato gruppo di cosiddetti esperti spirituali per aiutarli a liberare la loro casa da intrusi soprannaturali.

La casa dei fantasmi è l’ennesima attrazione di Disneyworld che diventa un film. Andò molto bene, anche oltre le attese, ormai una ventina d’anni fa con I Pirati dei Caraibi, e La maledizione della prima luna, primo film di una fortunata saga. Andò bene anche grazie alla personalità di Johhny Depp e alla sua idea di riprendere, per il suo personaggio di Jack Sparrow, alcuni tratti di Keith Richards. E grazie a un regista come Gore Verbinski: insieme i due sono riusciti a dare un’anima a un’attrazione da parco divertimenti che, come tale, non ne ha ed è tipicamente meccanica. Due anni fa con Jungle Cruise, altra attrazione, a sua volta debitrice del cinema di Indiana Jones, e The Rock ed Emily Blunt protagonisti, è andata meno bene. Era un film che puntava soprattutto sulla continua sorpresa, e meno sulla storia. Ora la formula viene ripresa per La casa dei fantasmi.

Questo slideshow richiede JavaScript.

È un ennesimo film da parco divertimenti? Sì e no. È un film che ha sicuramente delle cose buone. Prima di tutto ha un protagonista interessante. Ben (LaKeith Stanfield) una donna e di suo figlio che si rivolgono a un variegato gruppo di cosiddetti esperti spirituali per aiutarli a liberare la loro casa da intrusi soprannaturali, è un uomo con un lutto alle spalle e dei sogni spezzati. Anche se poi la recitazione richiesta per il tipo di film, che è piuttosto sopra le righe, fa in qualche modo evaporare il carattere drammatico del protagonista. Che però, in qualche modo, si riscatta, diventando una sorta di padre putativo del bambino al centro della storia.

Il bambino che è il figlio dell’altra protagonista, Gabbie, interpretata da Rosario Dawson. Sì, la donna più sexy del mondo ormai nei film fa la mamma. E non serve dire altro per dire che ormai siamo invecchiati. Lei no, ovviamente. E la cosa buona di questo scorrere del tempo è che il mainstream l’ha scoperta el’ha fatta diventare la protagonista di serie tv importanti come The Mandalorian e la recente Ahsoka, e di film come questo. In cui Rosario Dawson è molto espressiva, divertente e divertita. Quella recitazione sopra le righe, da parte sua, diventa una prova per la mobilità del suo viso, che si concretizza in una serie di smorfie irresistibili.

La casa dei fantasmi, dicevamo all’inizio, è la paura fatta per i bambini. Non troppo piccoli, certo, intorno ai 10 anni. Ed è dunque quello che si definisce un film per famiglie. Ad un pubblico più adulto un film così può interessare? Difficile. La casa dei fantasmi rimane un po’ sospeso tra La Famiglia Addams e Ghostbusters, senza avere la forte carica iconica né lo humour né la magia di quei film. Certo, le prova tutte, sfoderando un po’ tutti i topoi narrativi della casa infestata: ectoplasmi trasparenti, streghe, corvi, vecchi libri, cigolii e sfere di cristallo. C’è qualche buona trovata, ma il risultato è piuttosto meccanico, ripetitivo.

Oltre ai già citati LaKeith Stanfield e Rosario Dawson, La casa dei fantasmi ha degli ottimi attori. A partire da Owen Wilson, prete esorcista vestito come un bluesman, un personaggio bizzarro e divertente, per arrivare a Danny De Vito, vecchio professore un po’ fuori di testa, a Jamie Lee Curtis e un irriconoscibile Jared Leto. Fino a un sorprendente cameo di Winona Ryder, verso la fine del film, che è la guida di un’altra casa infestata diventata museo, e che mette in scena un repertorio di espressioni curiose da antologia. Anche lei è stata una delle donne più belle del mondo, forse lo è ancora. Ecco, i motivi per far piacere La casa dei fantasmi anche a un pubblico adulto probabilmente stanno qui.

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

0 Users (0 voti)
Criterion 10
What people say... Leave your rating
Ordina per:

Sii il primo a lasciare una recensione.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Di Più
{{ pageNumber+1 }}
Leave your rating

Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.

Continue Reading
Advertisement
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

quindici + diciannove =

Cine Mood

Venezia 81, Giornate degli Autori: Taxi Monamour, due destini che si uniscono un giorno a Roma

Published

on

Due donne, da sole, e una macchina. Non sono Thelma e Louise, ma sono Anna e Nadiya, le protagoniste di Taxi Monamour, il film di Ciro De Caro con Rosa Palasciano e Yeva Sai che è stato presentato in concorso alla 21ª edizione delle Giornate degli Autori, a Venezia. Non è Thelma e Louise, ovviamente, perché è un film minimalista, intimo, realista, senza scene madri, ma una tranche de vie che scorre fluida e naturale come alcune giornate delle nostre vite. Sembra davvero di assistere alla vite di queste due donne, e questa è la cosa più interessante del film di Ciro De Caro. Anna e Nadiya non sono Thelma e Louise, non sono eroiche né estreme. Eppure nel loro rapporto si trova un esempio di quella solidarietà femminile, quella “sorellanza”, come si usa dire oggi, che a volte si instaura tra due donne che sentono di aver bisogno l’una dell’altra e di unire le loro due solitudini.

Due destini che si uniscono, come recita la famosa canzone: è questa la storia di due giovani donne che si incontrano per caso, unite dall’annoso problema che chi vive a Roma conosce bene, quell’autobus che aspetti e non passa mai. Anna e Nadiya si trovano ad aspettare da sole, accettano il passaggio di due ragazzi, rimangono insieme quando scendono, senza accettare l’invito dei due a bere una birra insieme. Il giorno dopo, recuperata in qualche modo un’automobile, Anna ritrova Nadiya ad aspettare nello stesso posto e le offre un passaggio. Così iniziamo a conoscere le loro storie. Anna è in conflitto con se stessa e la propria famiglia e ha un segreto che non rivela a nessuno. Nadiya, ucraina, fugge da una guerra che la tiene lontana da casa. Tutti consigliano ad Anna di seguire il suo compagno in un viaggio di lavoro e a Nadiya di restare al sicuro in Italia. Ma loro la pensano diversamente. Il loro incontro, seppur breve, sarà un tuffo nella libertà.

Taxi Monamour è girato alla maniera dei Fratelli Dardenne, ma senza la tragicità dei loro racconti. La macchina da presa a mano di Ciro De Caro segue i personaggi con la tecnica del “pedinamento”, è sempre all’altezza delle persone, è sempre in mezzo a loro, al centro dell’azione. Punta su dei naturali piani sequenza non virtuosistici, ma funzionali alla sua idea di racconto, rinunciando anche al classico campo/controcampo quando due personaggi, o più, dialogano, ma spostando la macchina da presa seguendo ora l’uno ora l’altro. La sua mdp è libera di fluttuare tra i protagonisti e di cogliere l’attimo. “Girare questo film mi ha dato la possibilità di continuare a esplorare un linguaggio cinematografico allo stesso tempo rigoroso e molto libero” ha spiegato infatti De Caro nelle note di regia. “È la storia di un incontro casuale ed intenso e ho tentato di essere un testimone silenzioso e discreto che, osservando la vita di queste due donne, potesse cogliere qualcosa di intimo e molto vero, in maniera leggera, cruda e priva di giudizio, anche se con uno sguardo estremamente personale”.

Al centro del film ci sono due ottime attrici. Rosa Palasciano, che interpreta Anna, porta in scena una bellezza particolarissima, provata e stanca dalla vita che sta facendo. Yeva Sai, che è Nadiya, ha i colori chiari di chi viene dall’est dell’Europa, un volto acqua e sapone e una continua ritrosia, quella di chi si trova in un posto che non è il suo, straniero e straniato, e ha paura di tutto. Anna e Nadiya sono fisicamente e caratterialmente complementari, e come tali naturalmente si attraggono, hanno bisogno una dell’altra. C’è chi ha bisogno di trascinare e chi di venire guidata.

Rosa Palasciano è anche sceneggiatrice del film, insieme a Ciro De Caro. Quel personaggio lo ha trovato, lo ha visto nascere, lo ha scritto e lo sente molto suo. Come ha raccontato, Taxi Monamour è nato proprio osservando da lontano due donne che stavano sedute in riva al mare sul litorale romano, in inverno. Il loro modo di stare assieme era pieno di intimità, di solitudine ma anche di leggerezza. Entrambe in un paese straniero, probabilmente condividendo difficoltà simili, si facevano compagnia parlando poco. Questa immagine ha colpito i due sceneggiatori e li ha portati a immaginare le loro vite, i loro sogni.

Al netto di alcuni momenti in cui il film si avvita su se stesso e sembra girare a vuoto, allontanandosi dal suo cuore centrale, è una storia delicata che racconta il bisogno che oggi abbiamo di relazioni, di contatti che siano reali, fisici. Racconta lo spaesamento, lo smarrimento, la precarietà delle nostre vite e dei tempi che stiamo vivendo. Lo fa portando in scena dei personaggi non compiacenti, ma reali e naturali. E senza il finale tragico di Thelma e Louise, ma con un finale bellissimo e pieno di dolcezza.

di Maurizio Ermisino

Questo slideshow richiede JavaScript.

0 Users (0 voti)
Criterion 10
What people say... Leave your rating
Ordina per:

Sii il primo a lasciare una recensione.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Di Più
{{ pageNumber+1 }}
Leave your rating

Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.

Continue Reading

Cine Mood

Glamour e Star al Red Carpet di Venezia 81: Lady Gaga e Joaquin Phoenix Brillano con “Joker: Folie à Deux

Published

on

La giornata del 4 settembre 2024 alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia ha visto uno degli eventi più attesi: il red carpet di “Joker: Folie à Deux”, con protagonisti Lady Gaga e Joaquin Phoenix. L’attrice e cantante, accompagnata dal fidanzato Michael Polansky, ha catturato l’attenzione di tutti con un look spettacolare firmato Christian Dior Haute Couture, arricchito da un cappello scenografico di Philip Treacy e gioielli Tiffany & Co.. Gaga ha sfoggiato un elegante vestito nero con drammatiche rouches, in perfetta sintonia con il personaggio che interpreta nel film, Harley Quinn.

Sul tappeto rosso, anche Joaquin Phoenix, protagonista del film, ha scelto uno stile sobrio e raffinato, indossando uno smoking classico, mentre altre stelle hanno brillato con look sofisticati, come Zhang Ziyi in Armani Privé e Isabelle Huppert con un abito scintillante​.

La proiezione del film ha segnato uno dei momenti più importanti del festival, con “Joker: Folie à Deux” attesissimo sia dalla critica che dal pubblico, pronto a rivedere il carismatico duo Gaga-Phoenix in una storia che mescola amore e follia​.

0 Users (0 voti)
Criterion 10
What people say... Leave your rating
Ordina per:

Sii il primo a lasciare una recensione.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Di Più
{{ pageNumber+1 }}
Leave your rating

Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.

Continue Reading

Cine Mood

Glamour e Stile al Red Carpet di Venezia 81: Daniel Craig e Rachel Weisz Incantano nella Serata del 3 Settembre

Published

on

La serata del 3 settembre 2024 alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia ha visto sfilare sul red carpet alcune delle personalità più attese, con un’esplosione di glamour e stile firmata Loewe. Il film protagonista della serata è stato “Queer”, diretto da Luca Guadagnino, con Daniel Craig a rubare la scena grazie a un elegante completo color crema Loewe, che ha segnato un distacco dallo stile classico di James Bond. Al suo fianco, Rachel Weisz ha incantato con un abito blu notte di Atelier Versace, adornato di paillettes e completato da gioielli Boucheron, incarnando un’eleganza tipicamente hollywoodiana.

Altri protagonisti di stile sono stati Drew Starkey, che ha indossato un completo cobalto firmato Loewe, e lo stesso Guadagnino, che ha scelto un doppiopetto nero con una spilla distintiva. Tra le icone presenti, Tilda Swinton ha catturato l’attenzione con un abito bianco asimmetrico di Alaïa, e la madrina del festival, Sveva Alviti, ha brillato in un caftano verde plissettato di Gucci Resort.

L’eleganza ha dominato la passerella, con celebrità come Isabelle Huppert e Patty Pravo che hanno portato il loro stile inconfondibile al red carpet, in una serata che ha celebrato non solo il cinema, ma anche la moda internazionale.

Il 3 settembre è stato senza dubbio un evento ricco di momenti glamour, con i look audaci e raffinati che hanno lasciato il segno nel pubblico e tra i critici​.

0 Users (0 voti)
Criterion 10
What people say... Leave your rating
Ordina per:

Sii il primo a lasciare una recensione.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Di Più
{{ pageNumber+1 }}
Leave your rating

Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.

Continue Reading

Trending