“Un mercenario del prêt-à-porter: Karl Lagerfeld”. Un ragazzo, che abbiamo appena visto annoiarsi alla messa della domenica, cerca avidamente in edicola qualche rivista di moda che parli di Lagerfeld. E, una volta trovata, legge questo titolo. Siamo nel 1972, in piena epoca glam rock, e nell’aria risuona Moonage Daydream di David Bowie. È da qui che inizia Becoming Karl Lagerfeld, la nuova serie originale francese Disney+ con Daniel Brühl, disponibile da venerdì 7 giugno. La serie racconta Karl prima di Lagerfeld: uno stilista rock e creativo che si sta facendo strada nel mondo della moda, un tedesco a Parigi, uno stilista d’alta moda imprigionato nel prêt-à-porter, e in una casa di moda che non lo nomina socio e non gli fa fare il salto di qualità. Ma anche un uomo imprigionato in una storia d’amore malata, in un amore impossibile con il dandy Jacques de Bascher. È lui quel ragazzo che aveva comprato quella rivista. È lui che gli scrive una lettera per contattarlo. Ed è lui che lo fa impazzire, iniziando una relazione proprio con il suo amico e rivale, un certo Yves Saint Laurent. La novità di Becoming Karl Lagerfeld è che, a differenza delle serie su Balenciaga e Dior, che vi abbiamo raccontato qualche mese fa, questa serie è raccontata da due punti di vista, quello di Karl e quello di Jacques, che assurge a vero e proprio coprotagonista del film. E questa novità è anche il limite di questa storia.
La storia inizia nel 1972, quando Karl Lagerfeld (Daniel Brühl) ha 38 anni e non porta ancora il suo iconico taglio di capelli. È uno stilista di prêt-à-porter, sconosciuto al grande pubblico. Quando incontra e si innamora di Jacques de Bascher (Théodore Pellerin), un giovane dandy ambizioso e problematico, il più misterioso degli stilisti osa sfidare il suo amico (e rivale) Yves Saint Laurent (Arnaud Valois), genio dell’haute couture sostenuto dal discusso uomo d’affari Pierre Bergé (Alex Lutz). Viaggiamo così nel cuore degli anni Settanta, a Parigi, Monaco e Roma, per seguire la crescita formidabile di questa personalità complessa e iconica della couture parigina, già spinta dall’ambizione di diventare l’imperatore della moda.
Quella di Karl Lagerfeld che vediamo nella serie è la storia di una serie di sfide. La prima è quella con un rivale in affari. Lagerfeld è un designer di moda sconosciuto di 38 anni ma non è ancora riuscito a distinguersi dalla massa, a differenza del suo amico di lunga data, Yves Saint Laurent, il capo della più prestigiosa casa di alta moda del momento. La sfida è raggiungerlo e superarlo in affari e creatività. L’altra sfida è, apparentemente, sempre con Saint Laurent per il cuore e il corpo del giovane Jacques de Bascher. La sfida, lo capiremo, non sarà però tanto con Saint Laurent, quanto con Jacques, o addirittura con se stesso, per prendere le redini di una relazione complicata che sfugge in continuazione di mano a Karl, un uomo tanto padrone del suo lavoro quanto complicato nella vita sentimentale. La sfida più grande, che non è slegata dalle altre due, è quella contro l’ambiente stesso della moda – i suoi datori di lavoro, i competitor, il sistema – per riuscire ad emergere. Per cambiare quelle due parole magiche, rigorosamente francesi, che segnano la vita di uno stilista: andare oltre il prêt-à-porter, verso l’haute couture. Quelle due parole, accanto a un’altra parola, un nome inconfondibile, appariranno in un foglio inviato via fax, alla fine della storia.
L’idea di mettere al centro Jacques e la strana storia d’amore tra lui e Karl è al tempo stesso la novità, che distingue Becoming Karl Lagerfeld dalle recenti serie sugli stilisti che abbiamo visto, e anche il limite del film. Perché Jacques non è cattivo, è che lo disegnano così. Ma, tra la scarsa bravura dell’attore che lo interpreta e come lo disegna la sceneggiatura, il risultato è che ci sia continuamente al centro della scena un personaggio respingente che, non si sa perché, tutti vogliono e desiderano. La scelta di puntare tanto sull’aspetto sentimentale della storia e di raccontarlo in questo modo fa sì che Becoming Karl Lagerfeld sia la meno riuscita tra le recenti serie dedicate alla moda. Cristóbal Balenciaga (Disney+), raccontando alcuni anni della storia dello stilista spagnolo, riusciva a raccontare il mistero, il segreto della sua arte e dei suoi disegni. In questo senso, quella che parlava più di moda e di creazione artistica era proprio la serie su Balenciaga. The New Look, su Christian Dior, era più una serie storica, e raccontava la vita dello stilista negli anni del Nazismo a Parigi. Becoming Karl Lagerfeld a tratti sembra più una soap opera. Di moda vera e propria, in fondo, si parla poco.
Anche se, per chi segue la moda, è comunque interessante vedere Karl Lagerfeld (Daniel Brühl è bravissimo), ancora con un look anni Settanta, barba e capelli lunghi sciolti, e poi assumere le sembianze che tutti abbiamo conosciuto, con i capelli raccolti in una coda e i vistosi occhiali scuri. In scena, Daniel Brühl indossa abiti curati e appariscenti, completi tre pezzi dalle fogge ricercate, camicie sgargianti e spille ad adornare giacche o cravatte.
Come spesso accade nelle storie di questo tipo, il fascino sta anche nel fatto che gli stilisti si muovano al centro della loro epoca. E allora vediamo Lagerfeld incontrare Andy Warhol e Marlene Dietrich (con cui litiga perché non le fa esattamente l’abito che vuole, ma lo interpreta a modo suo), una delle sorelle Fendi, in un’incantata Roma del Quartiere Coppedé. Ascoltiamo la musica di quegli anni, dal citato Bowie a Don’t Let Me Be Misunderstood, cantata da Nina Simone, fino a Blondie e i Visage che annunciano l’arrivo degli anni Ottanta e una nuova generazione di stilisti come Thierry Mugler.
Quello che affascina è che in questi mesi, con l’arrivo in contemporanea di più produzioni, abbiamo assistito alla nascita di una sorta di universo espanso, una sorta di Stylist Cinematic Universe, dove una serie di grandi nomi della moda hanno visto le loro vite e le loro gesta intrecciarsi fra loro. Tutto questo non pianificato e organizzato come nei film di supereroi, non con gli stessi attori. Ma è stato interessante, e lo sarà ancora, vedere costruita questa piccola enciclopedia della moda per immagini.