Dopo un weekend scoppiettante, la sesta giornata di Venezia 73 è stata magra di star internazionali e di film di vero richiamo mediatico. Nonostante questo, però, non sono mancati argomenti di cui parlare (e discutere). Anzi. Il vero divo di giornata è stato il re del porno Rocco Siffredi, sbarcato al Lido per accompagnare il documentario Rocco, a lui dedicato. Presentato nella sezione Giornate degli Autori, il film diretto da Thierry Demaizière e Alban Teurlai è un ritratto umanissimo di Siffredi, che per la prima volta si è veramente “messo a nudo” davanti la macchina da presa. “E’ ovviamente più difficile mettere a nudo la propria anima che il proprio corpo”, ha dichiarato Rocco, che nel documentario racconta la sua intimità e il suo privato, non nascondendo i lati dolorosi della sua vita, come la dipendenza dal sesso.
Piuma Photocall – Simone Rocio, Ruth Ramos @ La Biennale di Venezia
Quello che abbiamo visto a Venezia, è dunque un Siffredi inedito, che di certo non ha portato scandalo. A pensarci, però, – sempre se di scandalo si possa parlare – è stato il film messicano in concorso La region salvaje del regista Amat Escalante, già premiato a Cannes nel 2013 per Heli. Da sempre duro indagatore del proprio paese, disvelandone violenza e dolorose contraddizioni, Escalante in questo caso ha deciso di denunciare il maschilismo e l’omofobia che dominano nella realtà sociale messicana. E lo ha fatto immergendo la narrazione in un’atmosfera fantasy/horror destinata a far discutere a lungo. Il film vede protagonisti Alejandra, il marito Angel e il fratello Fabian, questi ultimi due amanti, la cui vita viene sconvolta dall’arrivo della giovane Veronica.
Red Carpet La region salvaje @ La Biennale di Venezia
La ragazza infatti trascina, a turno, i tre in una capanna isolata nel bosco, dove vive un essere “alieno” che concede atti sessuali dal piacere supremo grazie ai suoi numerosi e lunghissimi tentacoli. “Volevo dare una rappresentazione metaforica dell’ambigua complessità dell’Es, fonte delle nostre esigenze corporali, dei nostri impulsi e desideri, in particolare delle nostre pulsioni sessuali”, ha spiegato il regista. Dietro alle scene di sesso esplicite tra i protagonisti umani e l’essere multitentacolare, dunque, di significati se ne possono trovare, e ci sarebbe addirittura da rintracciare Freud, secondo le parole di Escalante. Al Lido, però, non tutti si sono impegnati a cercare un vero senso al film: per ora in tanti si sono concentrati solo sul presunto scandalo.
In ultimo, è opportuno spendere due parole sul documentario in 3D e in bianco e nero One More Time With Feeling di Andrew Dominik. Il film racconta del musicista Nick Cave dopo la tragica morte del figlio, avvenuta a luglio 2015. Una pellicola emozionante, richiesta proprio da Cave al regista: “Nick sentiva l’esigenza di dire qualcosa, ma non sapeva a chi e come dirlo. Sembrava che fosse bloccato e che avesse bisogno di fare qualcosa”, ha dichiarato Dominik. Nel film il musicista si apre completamente davanti alla cinepresa e mostra senza filtri il suo dolore. “Quando Nick ha visto il film – ha proseguito l’autore – i suoi sentimenti erano molto contrastanti. Lui è introverso e permaloso, e alcune scene non lo facevano stare bene. Così abbiamo fatto deciso di eliminarle”. Il risultato è un racconto toccante, mai melenso, pieno di musica, pieno di rispetto per Cave. “Per me Nick Cave è un monumento. Io vengo da Melbourne e lì è considerato come Gesù”, ha concluso il regista.
Di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it